Intervista ad Ernesto Morales
0
  • Non hai ancora nessuna opera nel carrello!
Totale: 0,00

Intervista ad Ernesto Morales

INTERVISTA AD ERNESTO MORALES

La mostra “In basso come in alto” racconta 20 anni di carriera di cui 15 trascorsi in Italia. Era il 2007, e siamo stati la prima galleria con cui hai esordito. Ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti? Che impressioni hai avuto?

Questa mostra presenta una selezione di opere realizzate nei quindici anni vissuti in Italia. Ricordo benissimo il primo incontro con la Galleria il Sole: avevo portato con me un rotolo di dipinti. Era un ciclo di opere dedicate alla città di Buenos Aires e Fabio si è mostrato da subito interessato al mio lavoro. Questo felice incontro insieme ad altre circostanze fortunate che ho vissuto in quei primi giorni mi hanno convinto a rimanere in Italia, in particolare a Roma, nonostante fossi ancora all’epoca direttore dell’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires e insegnassi pittura all’Università della stessa città. Era la fine di un anno sabbatico che mi ero concesso fuori dall’Argentina per realizzare una serie di mostre in cui mi avevano invitato e l’Italia era la tappa conclusiva…ma invece di ritornare sono rimasto; ho mandato un fax per dimettermi dai miei incarichi, ho avvisato mio padre, e iniziato questa nuova tappa della mia vita.

Il tema ricorrente della tua ricerca artistica di quegli anni ruotava intorno all’idea di migrazione, la ricerca di una appartenenza che colmasse il senso di esilio. Una mostra personale del 2008, curata da Lorenzo Canova, “Le città dell’esilio”, chiarisce bene questo momento. Cosa ha rappresentato lasciare Buenos Aires? Le tue scelte di vita sono state decisive per lo sviluppo della tua arte?

Nel 2007, ho realizzato una mostra collettiva organizzata dalla Galleria Il Sole, la primissima mostra in Italia. Alla Galleria Il Sole e a Fabio sono legato da un sentimento di affetto e gratitudine per avermi “sostenuto” e aver creduto nel mio lavoro. Senza questo sostegno un artista ha difficoltà a costruire un percorso; quindi, ho immaginato questa mostra come un momento di festa che ricordasse l’esordio e il percorso. La mostra curata da Lorenzo Canova nel 2008 è stata un’altra tappa importante. Lorenzo Canova in particolare è stata una figura determinante a cui mi lega stima profonda e sincera amicizia. Era una mostra che metteva a confronto la visione onirica di Buenos Aires con le altre città italiane, un confronto che sviluppava un tema che stavo approfondendo in quegli anni, quello legato alle migrazioni e all’esilio, un tema “autobiografico” che esplorava e sublimava i sentimenti contrastanti che scuotevano il mio animo: avevo lasciato Buenos Aires, una città che amavo profondamente ma ogni mia scelta di vita è stata sempre determinata in funzione dell’arte.

Utilizzavo una tavolozza monocromatica, che non si concedeva le variazioni cromatiche dei miei ultimi lavori. 

Gli anni romani sono stati anni di formazione, in cui hai intessuto amicizie importanti e collaborazioni fertili che hanno arricchito il tuo percorso, vuoi raccontarci qualche episodio di questo periodo e quali incontri sono stati preziosi per tua crescita?

Gli anni romani sono stati meravigliosi e sostanziali per ogni aspetto della mia vita. Roma è la città del mio cuore. Il calore che ho ricevuto dalla comunità artistica romana in cui sono nate amicizie importanti e durature ha influenzato positivamente la mia ricerca artistica.

Nel 2011 la scelta di trasferirti a Torino dove tutt’ora vivi e operi: quali sono i progetti che hai sviluppato nella nuova città, considerato che molti dei cicli pittorici che esponi nella mostra “In basso come in alto” nascono in questo nuovo contesto

Nel 2010 mi invitano a fare una grande mostra a Genova, organizzata dal governo argentino e il governo italiano per bicentenario della Repubblica Argentina. Ho vissuto un anno dentro il museo che avrebbe ospitato le opere, per realizzarle dovevo ispirarmi ad un ciclo di affreschi medievali custodito nel museo. All’epoca la vicina Torino era la città più interessante per l’arte contemporanea e io la frequentavo con grande entusiasmo proprio per il suo dinamismo. Per questa ragione ho deciso di trasferirmi per un periodo, invece sono rimasto. La città aveva dei tempi dilatati, lontani dalla frenesia della Capitale, che mi concedevano la tranquillità mentale per creare. Lì nascono nuovi cicli pittorici, la serie Forests, la serie  Clouds che ho esposto a Venezia nell’ambito di un progetto collegato alla Biennale. Da quel momento ho iniziato a lavorare moltissimo anche all’estero, in particolare in oriente ma anche nell’Europa dell’est e a New York dove ho un altro studio. 

Ci sono temi ricorrenti nella tua ricerca artistica trasversali ai diversi cicli pittorici: l’impermanenza, la memoria, la distanza.  Vuoi raccontarci come nasce un progetto pittorico e quai tecniche utilizzi per esprimere la tua visione?

Alla fine io lavoro con la rappresentazione del paesaggio, ma il paesaggio che rappresento non ha a che fare con ciò che vedo, è una mia rielaborazione mentale, che va a toccare alcuni temi fondamentali per me: la natura che si trasforma, la natura naturale, la natura dell’uomo, il pensiero dell’uomo, l’interconnessione tra tutti gli elementi. Il paesaggio allora è una metafora di ciò che muta e ciò che rimane, della memoria e dell’impermanenza. Il bosco è il luogo dei viaggi dell’inconscio e la città raccoglie e cataloga come in un vecchio album un po’ sbiadito, le memorie di un passaggio, le tracce di un vissuto, di un desiderio. L’elemento che unifica i diversi cicli è la luce: come elemento simbolico ed effimero legato alla materia pittorica, intensa nei boschi, avvolta nella nebbia delle città, bagliore nelle costellazioni.

La tua carriera artistica ti ha condotto a realizzare mostre in gallerie e musei di tutto il mondo, tra cui ricordiamo la retrospettiva “Mindscapes” presso il Consolato Generale della Repubblica Argentina a New York . Tra il 2009 e il 2015 hai rappresentato istituzionalmente i Governi di Italia, Argentina e Uruguay con una serie di importanti esposizioni personali realizzate in vari musei. 

La rivista Arte In ti ha menzionato tra i dieci artisti italiani più influenti. 

Oggi Ernesto Morales  è un riferimento anche  per altri artisti  provenienti da varie parti del mondo che vengono ospitati in spazi in cui possono condividere i loro percorsi e dare vita a progetti corali. Raccontaci i progetti passati e quelli futuri che ruotano intorno a questa idea di condivisione.

Credendo profondamente nel principio della restituzione, ho pensato che era il momento di creare qualcosa per i giovanissimi artisti. Sto costruendo nella zona delle Langhe, vicino Torino, in una cascina, un Centro di Arte Contemporanea che si dedicherà soprattutto al sostegno dei giovani artisti, organizzando residenze, mostre, su temi a me cari, quelli legati alla natura e alla spiritualità.

Un’altra città dove vorresti vivere?

Sono una persona molto curiosa quindi vivrei in moltissime altre città!  Il futuro non so dove sarà, se a Torino, se tornerò a Roma. Le mie radici sono ovunque, e ovunque è casa. 

Gli ultimi articoli


Scopri le opere
dei nostri artisti

I NOSTRI ARTISTI

La galleria collabora con una ventina di artisti: ai rapporti ormai consolidati si affiancano le nuove proposte, in continua ricerca delle espressioni più attuali che il variegato panorama dell’arte sa offrire.

LE ESPOSIZIONI

Lo spazio ospita ogni mese mostre personali e collettive dei propri artisti. Le esposizioni sono caratterizzate da una varietà di temi che spazia dalla rappresentazione del paesaggio urbano, fino alle espressioni più astratte.

Acquista le opere
dei nostri artisti

I NOSTRI ARTISTI

La galleria collabora con una ventina di artisti: ai rapporti ormai consolidati si affiancano le nuove proposte, in continua ricerca delle espressioni più attuali che il variegato panorama dell’arte sa offrire.

LE ESPOSIZIONI

Lo spazio ospita ogni mese mostre personali e collettive dei propri artisti. Le esposizioni sono caratterizzate da una varietà di temi che spazia dalla rappresentazione del paesaggio urbano, fino alle espressioni più astratte.